Oleoturismo
Venerdì 21 Aprile 2023
Passo della Palomba: pionieri dell’oleoturismo
Esperienze sensoriali e corsi di avvicinamento, l’azienda sviluppa il suo business grazie al turismo dell’olio.
di Isabella LanaroUna storia personale e imprenditoriale ispirata dalle proprietà dell’olio Evo.
di Isabella LanaroGraziano Decimi vent’anni fa ha avviato il suo frantoio in Umbria, a Bettona, uno dei borghi più belli d’Italia, e oggi lavora per trasmettere ai suoi visitatori la passione per questo prezioso prodotto.
Quale storia custodisce la sua azienda?
Nei primi anni del 2000, quasi per gioco, ho seguito un corso di assaggio di olio extravergine e ne sono rimasto colpito. Non ero un consumatore consapevole di olio né possedevo ulivi; lavoravo come artigiano edile. Sono diventato assaggiatore e ho deciso di aprire la mia piccola azienda partendo da 50 ulivi. Il mio obiettivo era mettere nella bottiglia olio di altissima qualità e l’impegno che abbiamo messo in questo progetto ci ha permesso di raggiungerlo: il nostro olio infatti è arrivato a ottenere diversi riconoscimenti.
Quando termino la produzione non ripiego su oli mediocri. A mio parere un’azienda di alto livello deve essere in grado di comunicare quando un prodotto è terminato. Oggi ad occuparci dell’azienda siamo io, mia moglie e mia figlia di 23 anni che ormai ci da una mano a tempo pieno.
Come pensa sia possibile distinguersi dai competitor?
Affermare di essere migliori degli altri non è utile; è essenziale credere realmente in un progetto che le persone possano comprendere. Noi produciamo piccole quantità di olio, ma di altissimo livello. E’ una scelta rischiosa, ma non siamo interessati a crescere. Desideriamo che chiunque venga in frantoio, giornalista, importatore o turista, trovi la nostra filosofia di qualità e la formula “casa e bottega” dei vecchi artigiani d’Italia. Le nostre scelte si discostano dalle comuni strategie commerciali, desideriamo fare cultura, ed è proprio questo ciò che ci distingue.
Abbiamo un frantoio sperimentale all’avanguardia, con cui lavoriamo soltanto le nostre olive, per assicurarci standard qualitativi elevati.
Lavorare per terzi significherebbe perdere parte dell’attenzione che voglio dedicare solo al mio prodotto.
Quali sono le esperienze che proponete ai vostri visitatori?
Ci piace dire che facciamo fare un’immersione nell’olio a ciascun visitatore: il desiderio è quello di far provare alle persone quello che ho provato io vent’anni fa. Accogliamo oleoturisti anche senza prenotazione dodici mesi all’anno dal 2006. Facciamo fare un percorso formativo in frantoio e, su prenotazione, anche negli uliveti. Raccontiamo la lavorazione, le macchine e i piccoli segreti dell’olio. Segue un percorso sensoriale con naso, bocca e testa, ovvero gli strumenti determinanti che definiscono se siamo consumatori consapevoli o meno. Il percorso è appassionante e le persone ne rimangono affascinate. Su prenotazione abbiniamo l’olio al cibo; questo tipo di esperienza mi appassiona molto e può arrivare a durare anche quattro ore.
Quanto è importante la cultura dell’utenza nei confronti del prodotto olio EVO?
Gli oli che noi produciamo non possono vendersi se non educhiamo i nostri clienti. Se i consumatori non sanno cosa c’è dietro una bottiglia costosa, non la compreranno mai. Comprare un buon olio è il minimo che tutti noi possiamo fare per migliorare la qualità organolettica e nutritiva del nostro cibo. Fino a qualche anno fa l’olio extravergine d’oliva era percepito come un semplice condimento, è solo recentemente che ha iniziato ad essere percepito come un vero e proprio ingrediente. Perciò, nonostante sia un prodotto dalle origini millenarie, si può dire che è un prodotto giovanissimo, che sta ancora cercando un modo per essere comunicato al meglio.
Su quali fronti ritiene che l’oleoturismo possa crescere?
Le aziende dell’olio da qualche anno stanno già facendo molto e i frantoi stanno gradualmente passando ad essere luoghi adatti all’accoglienza. Quello che manca è la collaborazione tra enti pubblici e aziende. I produttori di olio hanno risorse limitate da dedicare alla comunicazione e, senza una guida comune si disperdono energie. È necessario l’aiuto delle istituzioni per collaborare tutti come filiera e creare un forza in grado di orientare il turismo; oggi, i visitatori sono principalmente spinti da una curiosità nata al ristorante.
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