Oleoturismo

Giovedì 30 Giugno 2022

Con Oliveti Aperti la Liguria inaugura una nuova stagione turistica all’insegna dell’accoglienza

Fondazione Qualivita e Consorzio dell’Olio DOP Riviera Ligure propongono eventi istituzionali di grande calibro e guidano alla scoperta dell’olio ligure.

di Claudia Meo

Scheda tecnica

Palazzo Doria Spinola, nel cuore di Genova, ha ospitato un’interessante riflessione sulle potenzialità dell’oleoturismo per la filiera olivicola della Liguria. Fondazione Qualivita ha promosso e coordinato, in apertura della manifestazione Oliveti Aperti, un aperto confronto tra Mipaaf, Regione Liguria, Associazioni di Categoria e Consorzio di Tutela dell’Olio DOP Riviera Ligure, da cui sono emersi elementi di riflessione che non possono lasciare indifferenti.

Anzitutto un tema reputazionale: come osservato da Carlo Siffredi, Presidente del Consorzio dell’Olio DOP Riviera Ligure, oggi scontiamo ancora il paradosso che uno dei prodotti più tipici e storici della gastronomia italiana, così identificativi della dieta mediterranea e della sua efficacia salutistica, rappresenta purtroppo il prodotto-civetta per eccellenza.

L’oleoturismo può diventare uno strumento centrale per superare questo paradosso e sostenere fortemente il processo di valorizzazione dell’olio e dei territori olivati. Si fa cenno alla vicina Spagna, dove l’esperienza enoturistica è stata definita il c.d. “secondo raccolto” dell’olio. Se si considera che, come ricordato dal Senatore Dario Stefàno, la capacità di spesa del turista enogastronomico è in genere superiore a quella del turista standard, comprendiamo che le potenzialità di questa filiera in Italia sono assimilabili ad un filone aureo.

Non a caso la c.d. “DOP economy” è entrata, grazie proprio a Fondazione Qualivita, a far parte del Vocabolario Treccani. Ma anche volendo mettere in secondo piano il tema economico, è perfettamente chiaro che l’eccezionale capacità dell’agro-alimentare di far vivere emozioni a chi visita il nostro Paese, è oggi ancora largamente sottostimata.

Parliamo di Liguria, dove la cura dell’olivo si riconosce tra l’altro nell’arte dei muretti a secco, che è in strettissimo contatto con la cura del paesaggio. Come osservato da Cesare Mazzetti, Presidente di Fondazione Qualivita, l’olio connota fortemente il territorio ligure con risvolti virtuosi sul fronte ambientale, ma anche sociale ed economico. Il nostro viaggio alla scoperta della Liguria olivicola ci porta da Genova nel cuore della Riviera dei Fiori, in quella suggestiva città di confine che è Imperia, con l’anima olivicola di Oneglia e quella turistica di Porto Maurizio; qui il nostro campo base nei due giorni di ascensioni verticali nell’entroterra Ligure.

Nell’oliveto sovrastato dal Santuario di Montegrazie abbiamo ascoltato il battito degli olivi di taggiasca, in un silenzio carico di stimoli sensoriali, per convergere poi a Lucinasco, luogo simbolo della Riviera dei Fiori, dove il Turismo DOP è stato protagonista di una tavola rotonda di alto livello istituzionale e scientifico, con interventi di rappresentanti di denominazioni di pregio dell’Italia del cibo e del vino ed esponenti del mondo istituzionale, in primis il Ministro Massimo Garavaglia, che, come gli altri ospiti, ha risposto a tono alle simpatiche provocazioni di un Dario Vergassola moderatore, ligure doc.

In Liguria l’olivicoltura assume caratteri di vero eroismo, se si considera che i pionieri della coltura dell’olivo qui hanno dovuto, prima di iniziare a coltivare, creare la struttura del vigneto, imparando e tramandando l’arte dei muretti a secco, di cui ci ha dato un assaggio Luciano Gallizia, Presidente della Cooperativa Olivicola di Arnasco, che ogni anno promuove corsi sulla costruzione dei muretti, per garantire un futuro a questa tecnica inserita nel 2018 nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.

La coltivazione dell’olivo ha scritto in Liguria la storia di un territorio impervio e ancestrale, che la mano dell’uomo ha saputo tradurre in un prodotto d’eccezione che oggi è tutelato da una DOP e dalle sue 3 articolazioni Riviera dei Fiori, Riviera del Ponente Savonese e Riviera di Levante, con diverse cultivar di riferimento e oli dalle caratteristiche organolettiche distinte, a partire dalle note delicate ed eleganti della taggiasca, che la fa da padrone nella Riviera dei Fiori.

Tutto ciò, e una gastronomia d’eccezione rispettosa della propria tradizione e fiera della sua semplicità, rendono l’esperienza turistica in Liguria un viaggio nel cuore della bellezza e del ben vivere italiano. Serena Mela, del Frantoio di Sant’Agata D’Oneglia ci offre un assaggio di queste note, ospitandoci sulla sua suggestiva terrazza e intrattenendoci con una ricca divagazione tra specialità locali,  allietati dalla piacevole escursione termica serale.

Crediamo di cogliere, nello spirito di tutti i partecipanti, l’auspicio e il proposito di replicare l’esperienza di Oliveti Aperti nelle altre zone olivicole d’Italia; con l’impegno, da parte nostra, di esserne testimoni e narratori.