Oleoturismo

Venerdì 21 Aprile 2023

Passo della Palomba: pionieri dell’oleoturismo

Esperienze sensoriali e corsi di avvicinamento, l’azienda sviluppa il suo business grazie al turismo dell’olio.

di Isabella Lanaro

Scheda tecnica

Passo della Palomba, che deve il suo nome al passaggio delle  “palombe”, uccelli che transitano in questa precisa zona ogni anno nei primi giorni di ottobre, sorge nelle campagne di Todi, in un paesaggio verde dai panorami suggestivi, cornice perfetta in cui i visitatori hanno la possibilità di scoprire i segreti dell’olio extravergine d’oliva; l’azienda è infatti in prima fila sul fronte dell’oleoturismo. 

Alessandro Gilotti, titolare e fondatore dell’azienda, laurea in ingegneria e una brillante carriera manageriale fuori dall’Italia, ci racconta che la connessione con le sue radici è sempre rimasta forte e, appena ha intravisto la possibilità di cambiare vita, l’ha colta, immergendosi insieme alla moglie nel progetto di ridare un’anima a un terreno acquistato vicino Todi. 

Abbiamo riportato alla luce una serie di oliveti, ad uno dei quali è stato conferito il presidio Slow Food. Inoltre ci siamo occupati di ripristinare degli antichi oliveti su terrazzamenti con muri a secco. Come azienda abbiamo investito molto nell’ammodernamento, fino all’acquisto di un frantoio tecnologicamente avanzato. La nostra azienda produce cinque etichette di oli monovarietali corrispondenti a cinque varietà tipiche della zona: Leccino, Frantoio, Dolce Agogia, la Moraiolo e la Don Carlo, una varietà nuova frutto di ricerca. Sicuramente la varietà di tipologie di olio prodotto ci contraddistingue, ma altrettanto il fatto di avere un modello B2C alimentato dall’oleoturismo. La conoscenza delle lingue ci permette di parlare ai nostri visitatori. Inoltre la nostra azienda si distingue per un grande senso di essenzialità e praticità; sono pur sempre un ingegnere meccanico e per me le cose devono essere efficienti: dalle nostre bottiglie alle nostre etichette tutto deve avere un ruolo funzionale.

Può descriverci la vostra formula di oleoturismo? Quali attività proponete ai vostri visitatori? 

La nostra azienda, già prima della legge sull’oleoturismo, disponeva di una propria offerta oleoturistica. Le nostre esperienze hanno fin da subito avuto grandissimo successo e nel 2021, durante un concorso nazionale, ci è stato consegnato il premio per la migliore proposta oleoturistica. Le nostre visite partono con un giro dei terreni a piedi, in bicicletta o con il fuoristrada. Durante il percorso mostriamo ai visitatori macine dell’800 e un decanter del 1600, piccole cose che fanno comprendere ai turisti come veniva fatto l’olio in passato. Poi diamo qualche piccola nozione tecnica, chimica e biologica per poi passare alla degustazione. Ma prima coinvolgiamo i visitatori con un gioco sulla capacità olfattiva delle persone, divertente per tutte le età. Il tutto avviene in un setting aziendale stupendo, dalle sale d’assaggio al paesaggio che ci circonda.

La maggior parte delle persone che decidono di visitare la nostra azienda proviene dagli Stati Uniti e dall’Europa centro-settentrionale. La metà dei clienti che comprano il nostro olio sono visitatori esteri che hanno apprezzato il nostro olio o l’esperienza che hanno vissuto da noi. Così è cresciuta la nostra fan base. 

Quali investimenti ritenete che le aziende produttrici di olio possano mettere in atto per incrementare l’oleoturismo?

Per fare oleoturismo è fondamentale offrire una location dove le persone si recano con piacere. Non è possibile offrire delle visite in un oleificio vecchio, sporco e maleodorante. Oggi molte aziende inseriscono i frantoi in contesti rurali ma curati, con spazi verdi e zone di accoglienza adeguati. Chi si può permettere di investire può certamente offrire servizi migliori, ma anche un frantoio più piccolo come il nostro può fare oleoturismo. Certamente la lingua è fondamentale, in questo contesto lavora chi sa parlare almeno l’inglese.

Quali strumenti e strategie comunicative usate per aumentare la notorietà del vostro prodotto?

Siamo molto attivi nel mondo dei social e riusciamo a tenere agganciati i nostri clienti. Oltre ai classici social, abbiamo un sito di e-commerce e due canali di cucina in inglese realizzati dai miei figli. Settimanalmente proponiamo ricette italiane anche su Tiktok che hanno grandissimo seguito.