Esperienze Aziendali

Lunedì 10 Ottobre 2022

Frantoio Romano Vincenzo: Evo espressione di un territorio vulcanico

L’importanza di veicolare l’artigianalità nel mondo e favorire l’informazione tra consumatori e produttori.

di Veronica Zin

Scheda tecnica

Il Frantoio Romano Vincenzo ha sede a Bronte, città particolarmente conosciuta per la varietà di Pistacchio di Bronte e che si trova nella parte Nord-Est della Sicilia, in provincia di Catania. 

 

Romano Vincenzo è un’azienda che opera nel settore oleario dal 1959 e si occupa principalmente della produzione di olio extravergine di oliva, sia per conto di terzi – a cui offre anche consulenza relativa alle fasi di coltivazione e raccolta – che in proprio. 

 

Abbiamo intervistato il direttore generale dell’azienda Pasquale Romano che, prima di iniziare l’intervista, ha voluto subito farci sapere che il Frantoio Romano Vincenzo sta cominciando a muovere i primi passi nel mondo dell'oleoturismo, realizzando una bellissima sala di degustazione in un vecchio casale (anticamente adibito alla produzione di vino): un vero e proprio palmento antico sull’Etna che si sta oggi trasformando in una sala di degustazione dedicata all’oleoturismo con due terrazze da 150 metri ciascuna.


Ci racconti della sua azienda: quali sono gli elementi che maggiormente vi caratterizzano e distinguono dalla concorrenza?


Noi siamo un’azienda sul territorio Etneo alla terza generazione di conduttori. Siamo ai piedi dell’Etna, nel famoso territorio di Bronte, la famosa terra del pistacchio. I nostri territori hanno una caratteristica particolare, ovvero almeno il 50% si trovano sul terreno vulcanico dell’Etna. Infatti, noi abbiamo dedicato due oli a questo territorio: le Sciare (uno con altitudine inferiore ai 900 metri e uno con altitudine superiore ai 900 metri) che hanno una caratteristica particolare data dalla mineralità del terreno e dal fatto che questo è siccitoso. Questi terreni non sono irrigabili né lavorabili tramite mezzi meccanici. Perciò il prodotto che ne deriva è un prodotto al 100% naturale. Il nome stesso, “Le Sciare”, ricorda la natura del territorio da cui nasce: un territorio vulcanico con sfumature rosa e scure.
Inoltre abbiamo altre tipologie di prodotto tra cui un DOP Monte Etna, prodotto certificato da un preciso ente di certificazione che commercializziamo in bottiglie numerate. Lavoriamo anche una parte di olive derivate da agricoltura biologica. Infine abbiamo anche dei prodotti tipicamente di Sicilia, alcuni certificati IGP Sicilia, e altre varietà di natura autoctona siciliana venduta come prodotto di natura 100% Italiana. Tra questi ci sono alcuni prodotti a base di pistacchio, trovandoci noi nella terra del pistacchio, tra cui: pesti, pistacchi sgusciati, granelle e creme.

L’Italia è uno dei paesi che esporta più olio: oltre il 60% della produzione totale. Quali sono i vostri principali Paesi export e qual è la situazione attuale su questi mercati? 

Noi siamo una piccolissima realtà rispetto ad un mondo dell’olio importante ed enorme. Siamo una realtà di natura artigianale e cerchiamo di trasmettere l’artigianalità nel mondo. Più dell’80% del nostro piccolo fatturato proviene da: Giappone, Taiwan, Corea, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Francia, Repubblica Ceca e Svezia. Esportiamo in piccola parte anche in America, ma siamo ancora “all’anno 0” in questo mercato. 

A causa della siccità e del riscaldamento globale, la produzione d’olio extravergine d’oliva è in calo: anche lei sta riscontrando 
queste difficoltà? Quali sono le misure che sta adottando per fronteggiare questa situazione?

È un mal comune, un problema di tutti. Ma stiamo cercando di sfruttare tutti i terreni irrigui e noi ne possediamo un 80% di questo tipo. Stiamo cercando di dare acqua, facendo i trattamenti giusti. Però, oggi non abbiamo solo il problema della siccità ma anche quello del rincaro di energia e questo ci comporta delle spese importanti e diventa sempre più difficile per tutti. La nostra speranza è che il mercato recepisca e che ci siano delle soluzioni a questa problematica, anche perché noi abbiamo prodotti molto costosi e sicuramente potremmo avere dei problemi.  

Siamo di fronte alla peggiore emergenza idrica degli ultimi 70 anni, quali sono le previsioni per la produzione e per le vendite di quest’anno?


Ad oggi non riusciamo a capire quale sarà la perdita effettiva e quali saranno i costi di produzione reali perché non conosciamo il danno che ha fatto la siccità e lo sapremo solo quando andremo ad iniziare il processo di molitura delle olive e ad estrarre l’olio. Sicuramente le rese saranno più basse ma quanto costerà la raccolta, quanto costeranno le bottiglie, come inciderà l’energia elettrica ed il gas per la gestione del frantoio fanno parte di un insieme di cose di cui non riusciamo ancora a capire le conseguenze reali. Possiamo fare un’analisi congiuntiva e non una previsione.

Cosa ne pensa della mancanza di conoscenza da parte di numerosi utenti rispetto alle diverse categorie di olio d’oliva? È questo, secondo lei, un limite importante per le vendite di olio EVO di qualità? Quali sono i metodi che adotta per informare la clientela e guidarla verso un consumo più consapevole?

Noi abbiamo un grande problema: vanno educati prima i produttori e poi i consumatori. Sono due cose diverse ma entrambe altrettanto difficili perché il produttore sa bene che adottare certi metodi di lavorazione presuppone dei costi superiori difficili da affrontare perché i costi vanno aumentando sempre di più e non sempre un maggiore investimento si traduce in un maggiore guadagno. Per quanto riguarda il consumatore la cosa cambia: gli oli di grande qualità prima devono essere fatti e poi devono essere venduti. Il coraggio e la capacità di farli non ci manca. Non riusciamo però a far capire al cliente la differenza tra un olio extra vergine di oliva di qualità ed un olio di oliva che si può acquistare negli scaffali di un supermercato. Nel nostro piccolo, offriamo dei corsi e forniamo degli interventi per informare i clienti e dar loro la consapevolezza di capire che quello che offriamo noi è un prodotto salutare e nutraceutico.
Io per primo, infatti, consiglio ai ristoratori di mettere sempre una piccola bottiglia di olio Evo di qualità (250 ml al massimo) a menù così che i clienti possano degustare le portate abbinandole ad un olio extra vergine di oliva di qualità. Una volta finito il pasto i clienti potranno portarsi a casa la bottiglia con l’olio avanzato: così facendo, il ristoratore non perde né guadagna nulla, ma avrà la possibilità di offrire un olio EVO di qualità, senza che questo venga lasciato aperto ad attendere i prossimi commensali, perdendo le sue caratteristiche tipiche nell’attesa.