Esperienze Aziendali

Lunedì 12 Febbraio 2024

Cultura dell'Olio Evo: la storia e le sfide di Terraliva

L’azienda siciliana ha ideato la filosofia delle 5 C per trasmettere la cultura dell’olio EVO, soprattutto all’estero.

di Veronica Zin

Scheda tecnica

Terraliva si trova a Buccheri in provincia di Siracusa in un piccolo paesino in collina dove l’altitudine arriva fino a 1250 metri. 

In questo luogo ricco di uliveti, terreni terrazzati e un vulcano spento – il Monte Lauro – nelle vicinanze, l’azienda di Tino Cavarra beneficia di una morfologia mista tra terreni lavici ed argillosi che conferiscono agli uliveti elementi caratteristici. 

L’argilla trattiene l’acqua nel suolo, l’escursione termica – soprattutto d’estate – favorisce il benessere della pianta, la zona ventilata previene gli agenti patogeni. Questi sono tutti elementi che permettono a Terraliva la coltivazione di cultivar tradizionali come la Tonda Iblea, la Nocellara dell’Etna, la Moresca e la Biancolilla

“Da 21 anni – spiega Tino Cavarra, titolare dell’azienda – cerchiamo di produrre un olio Extravergine di oliva di qualità. La nostra è un’azienda certificata biologica che segue un’idea aziendale basata sulla formazione continua: ‘senza conoscenza non si può fare un prodotto di alta qualità’”. 

E, proprio seguendo quest’ideologia, Terraliva ha creato la filosofia delle 5 C:
  • Curiosità
  • Conoscenza
  • Cultura
  • Culto
  • Cucina

Se all’inizio ci si accosta al mondo dell’olio per semplice curiosità, si comincerà, di conseguenza, ad avere una maggiore conoscenza della materia prima. Successivamente, si sentirà il desiderio di approfondire e si inizieranno a frequentare corsi sulla cultura dell'olio. Una cultura travolgente che diventerà un vero e proprio culto, quasi maniacale, che spingerà il cliente a portare una bottiglia d’olio a casa di amici, piuttosto che la standardizzata bottiglia di vino.
Infine, solo dopo questo splendido cammino si approda davvero alla sapienza e all’esigenza quotidiana di un vero esaltatore dei piatti in cucina: il grande Evo.

“La dilagante mancanza di conoscenza da parte dei consumatori – sostiene Cavarra – non è un beneficio poiché il cliente ha consapevolezza nella scelta solo nella misura in cui conosce il mondo dell’olio Extravergine di oliva. Tuttavia, per arrivare a questo bisogna essere curiosi e volenterosi di avvicinarsi al settore: se non c’è un interesse specifico, è difficile che si studi l’olio Evo”. 

E, proprio per incentivare la conoscenza, il proprietario di Terraliva sostiene che l’olio evo debba diventare un prodotto social: “Questa è la chiave per entrare in sintonia con il mondo dell’olio Extravergine di oliva. Non parlo di social inteso come strumento volto ad incrementare i clickbait, quanto come un vero e proprio veicolo popolare. Negli anni ’50 c’era la televisione, prima ancora i giornali. Ora si investe molto più tempo al telefono ed è lì che l’olio Evo deve inserirsi come veicolo culturale”. 

Inoltre, per portare la cultura dell’Evo italiano anche all’estero, l’azienda, oltre al marchio di certificazione biologica, ha lavorato per ottenere altre due certificazioni: Kosher per la garanzia del prodotto agli acquirenti musulmani e Halal per i clienti ebrei. 

"L’attività di export ha avuto primaria rilevanza per la nostra azienda – continua Cavarra –  fin dagli albori poiché, partecipando a fiere del settore, abbiamo incontrato importatori, quasi sempre esteri che hanno intensificato la nostra attività di esportazione. Ad oggi, comunque, vendiamo i nostri prodotti per un 50% in Italia e per il restante 50% fuori dai confini del Bel Paese: Danimarca, Germania in Europa, ma anche Giappone, Hong Kong, America in minima parte e Canada”. 

Il titolare di Terraliva non nasconde alcune delle difficoltà che l’azienda sta vivendo con i mercati esteri: “molto spesso, quando un importatore trova un olio di qualità, non si concentra sulle differenze e caratteristiche di un altro olio altrettanto qualitativo, ma si focalizza quasi sempre sul prezzo. Questo rende il mercato altalenante perché, in quest’ottica, diventa difficile presidiare nuovi mercati esteri se gli importatori considerano di più il prezzo piuttosto che la bontà del prodotto”. 

Per questo motivo, il mercato risulta altalenante e non c’è stabilità: alcuni importatori chiudono l’attività, altri non considerano le aziende di piccole dimensioni come Terraliva. 

“Ogni anno viviamo aspetti positivi e negativi: se perdo un importatore, riesco però ad iniziare un percorso commerciale con tre negozi italiani. Non c’è stabilità, ma è un fattore che non dipende dalla qualità del nostro olio, quando dal mercato stesso. Non ci possiamo avvalere di una chiave di lettura generica che possa dare risposte sicure ed immediate.”