Esperienze Aziendali

Lunedì 17 Ottobre 2022

Olio infiore: ricerca e divulgazione della qualità

Qualità e sostenibilità i pilastri di questa realtà familiare. Serve una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, fondamentale l’introduzione di una "carta degli oli".

di Veronica Zin

Scheda tecnica

Il frantoio Olio infiore si trova in Puglia, precisamente a Terlizzi in provincia di Bari. 

Gli uliveti della famiglia Fiore si distribuiscono nelle campagne tra l’Adriatico e l’altopiano della Murgia barese, una parte dell’altopiano delle Murge.

 

Tommaso e Angela Fiore, fratello e sorella, si dedicano insieme all’azienda per ottenere un olio d’oliva sostenibile e di qualità, due aspetti fondamentali su cui Olio infiore concentra il proprio impegno.

 

Abbiamo intervistato Tommaso Fiore per scoprire le caratteristiche principali di questa piccola azienda a conduzione familiare.

 

Ci racconti della sua azienda: quali sono gli elementi che maggiormente vi caratterizzano e distinguono dalla concorrenza?


Siamo una piccolissima realtà della zona Nord Barese (Terlizzi), produciamo Monocultivar Coratina in regime di certificazione biologica da circa 8 anni, ma siamo presenti sul mercato da 5.
Siamo totalmente a conduzione familiare e fortemente focalizzati sulla qualità e sostenibilità dei nostri prodotti.
Ecco, questo è forse l’elemento che ci caratterizza: qualità senza compromessi, sostenibilità e forte legame del prodotto con il produttore. Abbiamo al momento 2 linee di prodotto, il biologico e il biologico "Riserva" (una selezione di olive raccolte in anticipo rispetto alle altre).

 

L’Italia è uno dei paesi che esporta più olio: oltre il 60% della produzione totale. Quali sono i vostri principali Paesi export e qual è la situazione attuale su questi mercati?


La natura fortemente "artigianale" della nostra azienda non ci ha permesso, al momento, di avere una strategia commerciale vera e propria. Il nostro olio viene venduto soprattutto attraverso il passaparola. Tuttavia, la nostra "fama" ci precede anche all’estero (abbiamo ricevuto diversi riconoscimenti in questi anni) e stiamo collaborando con alcuni distributori. In particolare vediamo molto attivo l’estremo oriente: la Corea del Sud, un mercato in forte crescita e con altissime potenzialità. Del resto riteniamo che il mercato europeo e, in parte, nord americano siano oggetto di forti attenzioni da produttori quali Spagna e Tunisia. Quest’ultima in particolare pare molto attiva nel settore del biologico.

 

A causa della siccità e del riscaldamento globale, la produzione d’olio extravergine d’oliva è in calo: anche lei sta riscontrando queste difficoltà? Quali sono le misure che sta adottando per fronteggiare questa situazione?


È indubbio che la siccità, qualunque sia la causa scatenante, stia condizionando la produzione di olive e, quindi, di olio. Il problema è più sentito in zone, come la nostra, dove è mancata una vera pianificazione da parte del pubblico con conseguente carenza di sistemi di irrigazione sostenibili e adeguati.
Per fronteggiare la mancanza di precipitazioni di questi ultimi anni, ci affidiamo a irrigazioni di soccorso attingendo dai vari pozzi privati. Tuttavia, riteniamo che, a fronte di un calo della produzione 
(e di dimensione del frutto) dovuto alla mancanza di acqua, la qualità della materia prima, e quindi dell’olio che ne deriva, potrebbe addirittura beneficiarne :  le alte temperature, infatti, allontanano le possibili patologie che affliggono gli ulivi nei periodi pre-raccolta (tignola, mosca olearia). Per una azienda come la nostra, la qualità è il vero faro, e siamo pronti ad accettare un calo della produzione a fronte di una qualità adeguata .

Purtroppo, una delle soluzioni per ovviare a questa situazione, per noi, sarà quello di un maggior prezzo del prodotto finito (cosa che sarà accentuata anche dall’aumento spropositato dell’energia e delle materie prime), per cui, inevitabilmente, il tutto si tradurrà in un maggior prezzo al consumo.


Siamo di fronte alla peggiore emergenza idrica degli ultimi 70 anni, quali sono le previsioni per la produzione e per le vendite di quest’anno?


Prevediamo un calo del 40% della produzione, e un aumento del 15-20% del prezzo del prodotto finale. Il tutto si tradurrà in una contrazione sulle vendite e sul fatturato ovviamente.

 

Cosa ne pensa della mancanza di conoscenza da parte di numerosi utenti rispetto alle diverse categorie di olio d’oliva? È questo, secondo lei, un limite importante per le vendite di olio EVO di qualità? Quali sono i metodi che adotta per informare la clientela e guidarla verso un consumo più consapevole?


Credo sia il problema principale, e in Italia, soprattutto nelle regioni produttrici, l’aspetto culturale è più sentito. Tutti hanno una opinione, spesso "sbagliata", sull’olio e sulla sua qualità, molti percepiscono elementi caratterizzanti di un ottimo olio, quali piccantezza e amaro, come difetti, e soprattutto molti hanno una radicata opinione che l’olio extravergine di oliva non debba costare più di 6-7€ al litro al dettaglio. 
Noi siamo molto attivi nella divulgazione e, quando possiamo, cerchiamo di "educare" l’utenza a riconoscere gli elementi caratterizzanti dell’olio, con risultati incoraggianti. 
Usiamo i social, anche se sono canali inflazionati e molto "time consuming", ma soprattutto cerchiamo di sensibilizzare le istituzioni, attraverso contatti diretti con amministratori della nostra zona nel tentativo, e nella speranza, di alimentare iniziative. Personalmente credo che una forte spinta potrebbe arrivare dalla ristorazione di qualità. L’introduzione di una "carta degli oli", così come accade oggi per il vino e, in sempre più casi, per acqua, birra e altre bevande fermentate, sarebbe la maniera migliore per far partire un movimento di consapevolezza. Oggi sempre più persone sono disposte a spendere oltre 10€ per una bottiglia di acqua minerale (esperienza diretta), ma guai a proporre un conto per inserire oli adeguati al cibo che stanno gustando.