Recentemente è balzato agli onori della cronaca l’operazione “Verum et Oleum” della Guardia di Finanza, in cui il 27,2% dei campioni di olio d’oliva prelevati è risultato irregolare, per complessivi 2.300.000 litri di olio non conformi alla normativa
comunitaria e nazionale.
Inoltre, nel corso delle ispezioni sono state contestate 33 violazioni amministrative relative alla tenuta dei registri, alla compilazione della documentazione obbligatoria ed al mantenimento del requisito di tracciabilità.
Questi recenti fatti la dicono lunga sull’esigenza di sicurezza e tracciabilità alimentare dell’olio d’oliva.
L'olio d'oliva infatti è uno dei prodotti agroalimentari più preziosi e costituisce la base della dieta mediterranea. Sono numerosi quindi i casi di adulterazione e frode commerciale soprattutto in relazione all'origine e alle varietà di questo
prodotto che muove forti interessi economici e commerciali.
Una équipe di ricercatori spagnoli della Facoltà di Farmacia e Scienze dell’Alimentazione, del Campus di Torribera e dell'Istituto di Ricerca sulla Nutrizione e la Sicurezza Alimentare (INSA) dell'Università di Barcellona ha recentemente presentato
un nuovo strumento di autenticazione che risponde proprio a questa necessità.
La nuova metodologia è stata pubblicata sulle riviste "Food Chemistry" e "Food Control" e rappresenta una parte del lavoro del gruppo di ricerca finalizzato alla creazione di strumenti analitici per verificare l'autenticità degli alimenti e prevenire le frodi alimentari.
Stefania Vichi e Alba Tres, coordinatrici della ricerca sottolineano che "La nuova metodologia permette di discriminare tra gli oli di oliva vergini prodotti nell'Unione Europea e quelli che non lo sono, oltre a classificarli in base al Paese di origine e
a verificare quali oli appartengono alle Denominazioni Geografiche di Origine Protetta della stessa regione o anche di regioni limitrofe".
La nuova strategia di autenticazione geografica si basa sull'analisi degli idrocarburi sesquiterpenici (composti chimici appartenenti alla classe dei terpeni) sui quali non ci soffermeremo ma che ci interessano in quanto si sono rivelati eccellenti indicatori di origine dell'olio d'oliva.
La ricercatrice Beatriz Quintanilla-Casas osserva che "Il fondamento di uno strumento di autenticità efficiente è che si basi su indicatori analitici validi e solidi. Nel caso dell'autenticazione geografica dell'olio d'oliva vergine, gli indicatori dipendono
in gran parte dalla varietà di olivo (cultivar) e dalla zona in cui è cresciuto, senza essere influenzati in modo significativo da altri fattori legati al processo di estrazione o conservazione dell'olio".
"Gli idrocarburi sesquiterpenici presenti nell'olio d'oliva vergine soddisfano i requisiti descritti", continua l'esperta, "e sono validi indicatori geografici di questo prodotto".
Il nuovo protocollo è in grado di autenticare gli oli di oliva vergini attraverso un'impronta digitale (fingerprint approach), che funziona in modo simile al riconoscimento inequivocabile delle persone attraverso le impronte digitali. "In questo
caso", spiega la ricercatrice Stefania Vichi, "l'impronta digitale dei sesquiterpeni viene utilizzata per lo sviluppo di modelli di discriminazione geografica che ci permettono di identificare quegli oli che mostrano un segnale analitico molto diverso
da quelli considerati come oli di riferimento."
La natura innovativa della strategia analitica risiede nel fatto che propone indicatori geografici che finora sono stati poco studiati a questo scopo. Inoltre, il nuovo protocollo si basa su una tecnica analitica alla portata della maggior parte dei laboratori di controllo (pubblici
e privati) e richiede solo l'applicazione di un approccio non tradizionale.
Pertanto attraverso il fingerprint approach, è possibile utilizzare una grande quantità di dati analitici forniti dalla tecnologia che finora non erano stati presi in considerazione.
Il processo di trasformazione di un metodo analitico in una metodologia ufficiale con validità legale è lento e complicato, soprattutto se l'innovazione fornita si basa su un approccio innovativo.
Nel caso della nuova tecnologia, creata in collaborazione con i produttori di olio d'oliva vergine, i primi potenziali utilizzatori potrebbero essere i laboratori di ispezione e controllo, gli enti di certificazione e le grandi aziende di commercializzazione del settore oleario.
La proposta di una strategia di autenticazione geografica presentata nello studio potrebbe diventare un nuovo strumento di screening applicabile alle ispezioni e alle verifiche, "per contribuire a garantire che i prodotti che arrivano sul mercato siano
autentici e quindi ridurre le opportunità di frode commerciale non solo nel settore oleario ma nell'intero comparto alimentare", conclude il team dell'Università di Barcellona.