Salute e Ambiente

Lunedì 4 Aprile 2022

Olio, legge sul biologico: opportunità per il settore olivicolo

La norma consentirà ai produttori olivicoli biologici di cogliere il sostegno economico europeo: promozione dei prodotti, ricerca, produzione e consumi.

di Emanuele Fiorio

Scheda tecnica

In Italia come dimostra l’analisi della catena del valore dell’olio d’oliva biologico di Ismea, dal 2010 al 2019 le superfici biologiche ad olivo da olio sono raddoppiate (+98,1%), soprattutto al Sud, raggiungendo 242.708 ettari.

Proprio in Meridione ed in particolare in Puglia e Calabria le aziende olivicole biologiche hanno un maggior grado di specializzazione ed orientamento al mercato e costituiscono il principale bacino di approvvigionamento di olio Bio per l’industria di confezionamento.

In Puglia, ad esempio, oltre il 24% delle superfici ad oliveto biologico è detenuto da poco più del 3% delle aziende olivicole. Questo dato conferma che l’agricoltura biologica, in questi territori vocati, viene praticata da aziende di grandi dimensioni orientate al mercato.

Per questo ed altri motivi si sentiva la necessità (dopo 15 anni e ben 3 legislature) di approvare una legge che promuovesse l’agricoltura e la produzione agroalimentare biologica.

All’inizio di marzo, il Senato ha approvato con 95 voti a favore, 4 astenuti e nessun voto contrario, la proposta di legge DDL n. 988 con le “disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”.

Secondo AIAB, AssoBio, Associazione Biodinamica, AssocertBio e FederBio
la legge consente all’Italia di allinearsi al Green Deal, alla strategia Farm to Fork e al Piano d’azione Europeo per il biologico e sarà così possibile per i produttori accedere alle risorse economiche per il sostegno all’agricoltura biologica, la promozione dei prodotti alimentari e la ricerca.

Inoltre la legge 988 prevede:
  • l’istituzione di un tavolo tecnico per la produzione biologica,
  • la nascita del marchio biologico italiano,
  • l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti,
  • un piano d’azione nazionale per la produzione biologica con cadenza triennale,
  • un piano nazionale per le sementi biologiche,
  • l’istituzione di un fondo per lo sviluppo della produzione biologica,
  • norme per la formazione professionale degli operatori del settore,
  • norme per i distretti biologici.

Per Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente questa legge “rende merito, favorendo, incentivando e promuovendo l’agricoltura bio di qualità, sostenibile, attenta all’ambiente e alla salute dei consumatori. La legge sul biologico rappresenta uno strumento strategico per moltiplicare la realizzazione dei biodistretti in modo capillare nel nostro Paese e per implementare significativamente l’intero settore anche rispetto a quanto chiede l’Europa con le strategie Farm To Fork e Biodiversità. 

La norma, come dicevamo, consente anche all’Italia di cogliere il sostegno economico europeo per far crescere il settore sia in termini di produzione che di consumi.
Secondo i dati Eurostat, l’Italia ha una forte vocazione al biologico. In termini di ettari coltivati a biologico si piazza in terza posizione grazie ad un incremento delle superfici (da 1,2 a 2,1 milioni di ettari) tra il 2012 e il 2020,  dopo la Francia (passata da 1 a 2,5 milioni di ettari) e la Spagna (da 1,8 a 2,4 milioni di ettari).

Secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, i prodotti biologici, finiscono nel carrello della spesa di quasi due italiani su tre (64%) e, secondo i dati Biobank, le vendite bio totali sono più che raddoppiate (+122%).

In sostanza la legge avrà un importante impatto sul mercato del biologico - che in Italia vale circa 7,5 miliardi di euro - e costituisce una notevole opportunità per i produttori olivicoli biologici e sostenibili.